giovedì 1 aprile 2010

il benessere non si compra al mercato...




Forse per paura che digitando su google il mio nome ed il mio cognome, qualche account di facebook riesca a scavalcarmi nei risultati che appaiono nella schermata.
Forse perché il tempo passa in modo inusuale ogni volta che lo si crede prevedibile, e mi viene da ringraziare ogni divinità, anche la più brutta, per questo.
Forse perché è vero quanto ho da dire, che poi stranamente non ho molto da dire, ma molto da fare.
Però la voglia di soffermarsi un momento su un odioso spazio virtuale, che dovrebbe essere di mia proprietà ma che poi non so fino a quanto lo sia, è una cosa talmente rara che quasi riesco ad accostarla al livello di piacere che provo nella cosa stessa.
Per tutti questi motivi e per altri che potrei inventare in questo momento, come ho fatto con i precedenti, naturalmente per aumentare il brodo, mi permetto di postare questo disegno brutto con immenso piacere.
Alcuni arricchiscono di caccole la minestra altrui.
Alcuni attaccano le gomme da masticare sotto i banchi.
Io posto disegni brutti sul mio brutto blog.
Io sono democratico.

Povero me.

Vabbè, facciamola breve, perché ripeto, ho da fare.
Assieme a questo disegno volevo postare un testo lunghissimo e noiosissimo che stavo scrivendo tempo fa, e che avrebbe consentito al lettore di non pensare più alla bruttezza del disegno, di non pensare più alla bruttezza della vita, di non pensare più alla bruttezza personale, di non pensare più alla bruttezza del brutto, ma alla bruttezza e alla lunghezza del testo.
Che qualcosa se è brutto e lungo è ancora più brutto.
Alien è brutto e lungo.
I Tremors sono più lunghi e più brutti di Alien.
Le tenie sono brutte e lunghe.
Per non parlare di Pippo Baudo, dei viaggi con Trenitalia, della fila alla posta per pagare le bollette…
Il testo volevo intitolarlo, a suo tempo “il benessere non si compra come una retina di cipolle” o “un sacco di patate” o giù di lì.



Mi autocensuro uno sfogo che ho smesso di approvare, e dedico poche parole agli eterni portatori sani di malumore, prodotto principe della società contemporanea…


Quando capirete che il tramonto ha una bellezza propria, diversa dall’idea di bellezza che avete acquisito e che volete attribuirgli, sminuendo assieme ad esso tutto un universo di sfumature di un valore stimabile pressappoco quanto l’infinito rispetto alla propria miserabile esistenza, forse quel giorno il sole non sarà più sorto.
Il benessere non si compra al mercato.