sabato 20 giugno 2009

Barbagianni momentanei

Scrivere una cosa

A chi non sarà mai capitato di voler o dover scrivere una cosa.
Una cosa.
E magari non ci riesce a scriverla.
Una cosa.
Però vuole.
O peggio,
deve.
Deve scriverla!!
Una cosa.
E poi c’è un deficiente che ridendo in modo disossato, come solo i veri beoti sanno fare, suggerisce di scrivere “Una cosa” così com’è, nelle sue due parole, ignorando totalmente il problema perché probabilmente non ha necessità di esprimersi in questi termini, e sogghigna e rompe e vuole solo essere fastidioso e divertirsi, lui che non gliene frega niente, e siccome molti anni fa, forse, ha sentito questa battuta dozzinale e finalmente gli ha martellato le cordicelle del suo facoltativo senso dell’umorismo da Domenica In, ora sguazza nella sua sedicente e pietosa simpatia.
Ma smettiamola!


Un uomo distrutto (parte I)


Mi sento distrutto.
Distrutto dentro, e questo devasta anche il mio di fuori.
Sto aspettando il mattino o la notte?
O un diverso significato per entrambi?
Per favore, siate lontani dal trarre giudizi gratuiti, non siete al mercato.


Il barbuto

L’hanno sempre chiamato così.
Non ricorda neanche lui quand’è stata la prima volta, forse a dodici anni.
Il barbuto.
Un giorno scoprì di essere più vulnerabile di molta altra gente: un idiota gentile gli prestò un accendino truccato, di quelli con la fiamma altissima che neanche alle olimpiadi, ed il barbuto si bruciò tutta la barba.
Brutta storia:
anche se temporaneamente, il barbuto non esisteva più.



Un uomo distrutto (parte II)


Oggi non ho voglia di fare niente,
proprio niente…
Sono stanco e mi sono rotto le palle…
Basta!
Mi sono rotto le palle anche di scr


Eucarestia

Il vitello non si poteva venerare.
Le statue non si potevano venerare.
Neanche sto cazzo si poteva venerare, perché Dio non può essere raffigurato e venerato in un idolo.
Però un giorno passò di lì un cretino mangiucchiando, e disse:
“Secondo me per venerare Dio bisogna venerare un pezzo di pane”.
Lo ascoltarono.